In occasione della presentazione del libro “Il mondo di oggi spiegato dagli antichi” abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare l’autore: Michele Mirabella.
Un’intervista sullo stato di salute dell’Italia sull’asse sociale-economico-culturale. Naturalmente, non potevamo farci scappare l’occasione di presentargli il nostro progetto. A voi,quindi, la lettura della nostra prima intervista ad un grande testimonial del nostro Paese.
Dottor Mirabella, nel suo libro “Cantami, o mouse, il mondo di oggi spiegato dagli antichi”, lei esplora la radice dei nostri comportamenti attuali: quindi, questo Sud, che spesso si divide su tutto e non fa mai sistema, da dove scaturisce?
“E’ una bella domanda, ma non è vero. Il Sud, seppur privo di dispositivi organizzativi ufficiali delle parti politiche, ha molto influenzato la vita europea con la sua cultura, le sue tradizioni, la sua cucina, l’arte, la sua letteratura. Fare sistema, quindi, è un termine neocapitalista di cui sfuggono i limiti e le definizioni. Mi vuol fare un esempio?”
I giovani con delle idee costretti ad andare all’estero per cercare di realizzare i propri sogni.
“Questo è vero, perché il Sud che non fa sistema, non fa società come l’Italia, lontana dalle logiche moderne che prevedono un’organizzazione professionale e dell’impiego delle sue risorse. Ecco, questo è secondo me fare sistema”.
Volendo spiegare questo mondo di oggi, come lo definirebbe?
“La risultante caotica dello sviluppo di una società non prevedibile neanche a dei più avventurosi scrittori di fantascienza. Chi avrebbe, ad esempio, mai potuto immaginare uno sviluppo della comunicazione così veloce?
In Italia, poi, noi viviamo un deperimento progressivo, sistematico e drammatico del concetto di amministrazione della cosa pubblica, dello Stato e della società, con un’ignoranza sempre più diffusa.
E il tutto ha, secondo me, una radice nel 1962, data funesta per la storia italiana ed europea, con l’abolizione dell’obbligatorietà dello studio del latino nella scuola media. Da lì è iniziato il declino culturale della società italiana. Nello stesso periodo Leopold Senghor rendeva obbligatoria in Senegal l’introduzione dello studio del latino.
Ora, si rende conto del perché siamo ridotti così male? Questo è il non essere stati capaci di fare sistema, rinunciando a capire il presente alla luce dell’esperienza del passato, per tentare di costruire l’avvenire.
Io, scherzosamente, mi diletto nel mio libro a disegnare i paradossi di un passato che non si decide a passare. Questo, non per competenza intenzionale delle nostre autorità culturali, ma per la rassegnata constatazione che il futuro si intravede molto sbiadito ed il presente è un disastro”.
Da sempre si parla di recupero del patrimonio culturale, ma quando andremo veramente ad attingere da questo nostro pozzo petrolifero?
“Scusa,” – interrompe un po’ arrabbiato – “ma dopo che hanno distrutto il latino nelle scuole non c’è stata più la possibilità di capire il primato dello studio umanistici. Lasciamo perdere che è meglio”.
Noi di Lecceapp, nel nostro piccolo, ci siamo posti come obiettivo quello di aiutare il turista con un sito-applicazione di info utility. Un progetto a costo zero costruito da un gruppo di amici. Pertanto quale suggerimento vuole darci, visti i tempi precari?
“Tenete duro e lavorate con la fantasia anche in uno scantinato. A tal proposito, tutti quanti si prodigano e si sbracciano a lodare l’inventore della Apple o Bill Gate e dimenticano che queste persone hanno fatto sacrifici enormi.
Loro, è bene ricordarlo, non hanno avuto il posto fisso. E pensare che tutti possano averne uno a tempo indeterminato è follia. Pertanto voi di Lecceapp.it e tutti i giovani siate folli, ma di creatività”.
Un’ultima domanda: il suo rapporto con il computer?
“Faticosamente abituale. Adesso io sto progettando un pc che risponda ai miei comandi telepatici; sarà la mia fortuna.
Nel frattempo non mi resta che congratularmi con voi per l’idea intelligente. In bocca al lupo”.
Crepi il lupo
Pino Montinaro