La biblioteca Bernardini in piazzetta Giosuè Carducci a Lecce (ex Convitto Palmieri) ha ospitato nei giorni scorsi l’ottava edizione di “Voci di Donne – in musica e poesia”.
Un progetto ideato e curato da Vandagrazia De Giorgi, che osserva e racconta il mondo femminile mediante storie di donne le cui anime e volti si uniscono nell’esperienza umana attraversata da una violenza sommersa nelle pulsioni contrastanti della coscienza e dell’inconscio individuale e collettivo. La metafora del percorso è stata l’immagine del quadro dal titolo “Violence in the Mirror” o “Violenza allo Specchio”, realizzata dall’ideatrice dell’evento, che ha mostrato la maschera straziata in un lacerante dilatato silenzio.
Nel corso della serata si sono esibiti al pianoforte Valerio De Giorgi con “Gymnopedie” di Erik Satie e “Sogno d’amore” di Franz Liszt. Il programma è proseguito con la poesia “Non assentiamoci da noi stessi” letta da Yvonne Mazzotta. Successivamente è stato dato spazio al canto con la soprano solista Doriana De Giorgi che ha interpretato “L’amore è una cosa meravigliosa” di Devilli Fain e “I te Vurria vasà” di Eduardo Di Capua. È salito sul palco anche il basso solista Piero Conte con i brani “Passione” di Libero Bovio, Ernesto Taglieferri e Nicola Valente, e infine “Besame mucho” di Consuelo Velazquez.
Sono stati dell’evento anche il regista Renato Chiocca, che è intervenuto sugli estratti dello spettacolo teatrale “Processo per stupro” e Darianna De Rosa, che è intervenuta sulle tematiche “Mansplaining e Empowerment”. Al termine della serata si sono esibiti insieme Piero Conte e Doriana De Giorgi col brano “Tu si ‘na cosa grande” di Roberto Gigli. La manifestazione patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Lecce, in collaborazione col Conservatorio di Musica “Tito Schipa”, si è conclusa con la degustazione delle Sibille di Paolo Tondi con l’ausilio di Vinicio Attanasi.
Pensieri su carta di Darianna De Rosa per la lotta alla parità di genere
“L’ agenzia delle Nazioni Unite, nel suo rapporto fissa come obiettivo imprescindibile il raggiungimento della parità di genere, non solo sul piano individuale, ma anche collettivo se si vuole sostenere un progresso dell’umanità realmente più equo e sostenibile. Nel terzo millennio soffermarsi sul termine Empowerment che si traduce come emancipazione delle donne, suona anacronistico, eppure, il tema è di grande attualità. È questa la domanda da porsi: perché la donna è sempre partita svantaggiata rispetto all’uomo? L’ accesso limitato alla conoscenza è una lesiva limitazione che si innerva nei processi di discriminazione alimentata da retaggi culturali inibenti la decisione e l’ autodeterminazione. Oggi si parla di Mensplaining, questo termine deriva da man (uomo) e explaining (spiegare) e indica una prassi maschile incline a delegittimare le opinioni delle donne, ignorandone le loro capacità e competenze”. E infatti la giovane attivista pachistana Malala Yousafzai ha dichiarato: “Non possiamo avere successo quando metà di noi è tenuta indietro”.
Monologo scritto da Yvonne Mazzotta sulla sua città
Il monologo racconta una città fatta di sensazioni, suoni, odori ripercorrendo una Lecce già diversa, nonostante il ricordo sia di poco piu di un ventennio. Volgendo lo sguardo al passato, tenta un piccolo risanamento di quella che è l’attuale disgregazione del nostro tessuto cittadino, anche se più lento, prede anche noi della “cannibalizzazione urbana”, del fenomeno della geocentralizzazione che costringe i residenti a cambiamenti imposti con una violenza lenta e invisibile. Il testo gioca nella relazione con il ricordo di una vecchia Lecce, attraversando con gli spettatori viale Guglielmo Marconi scendendo da via Maremonti, via Acaya e via Fazzi. L’antico negozio di Chiarelli aperto a Lecce sin dal 1860, luogo dove Yvonne Mazzotta immagina abbia frequentato anche il suo bisnonno, il musicista Michele Pranzo. La città di Lecce è osservata per un attimo con la stessa malinconia con la quale il signore assoluto Kublai Kan ascolta la voce di Marco Polo nelle Città invisibili di Italo Calvino. Ma non bisogna accettare passivamente l’inferno che viene creato da altri, bisogna capire che cosa non è degrado, bisogna scegliere cosa non è inferno. Dunque anche volgere lo sguardo su quelle condizioni umane che sono il frutto di disuguaglianze, come le prostitute che vivono nelle case anguste nel centro antico sotto lo sguardo indifferente di giorno e primitivo di notte. L’uomo ha iniziato la “conoscenza” cercando di superare i limiti della condizione umana col fine di conoscere se stesso e Dio. Questa prospettiva di crescita non deve mai abbandonarci, non dobbiamo disperdere noi stessi.
Vandagrazia De Giorgi, artista, ideatrice e curatrice di “Voci di Donne”
“Voci di Donne inizia il suo percorso nel 2010 e continua negli anni successivi con Itinerari Rosa organizzati con il Comune di Lecce e presso la Fondazione Luciana Palmieri, portando avanti il suo pensiero con l’intento di riflettere sulla storia della donna e il suo procedere verso una piena affermazione di sé in una scena sociale, oggi più che mai caratterizzata da modelli evolutivi in contrasto con il paradigma cognitivo-comportamentale, che sembra ormai precipitato nell’oblio umanistico. Vale a dire che nel tempo di trionfo dei social, della valutazione dell’apparire e non dell’essere, si è irretiti in una pulsione involutiva e riduttiva della stessa soggettività umana.
In occasione dell’8 marzo e oltre questa data, Voci di Donne presenta il suo manifesto come simbolo di denuncia verso una cruda realtà quella non solo perpetrata a danno delle donne, ma anche quella della guerra, dell’emarginazione del diverso, della violenza anche verbale che intacca il mondo. Voci di Donne, coglie profondamente nella funzione dell’arte l’inclusione e il dialogo, perché il rapporto tra società e cultura è di influenza reciproca. L’arte infatti si manifesta nel tempo come specchio sociale, assumendo la funzione di critica e denuncia in tempi di grande cambiamento e disuguaglianze sociali, nella crescente urbanizzazione negativamente segnata da un operante condizionamento globale. Voci di Donne 2025 esplicita questo sentire nel soggetto pittorico riportato sulla Locandina dal titolo Violenza allo specchio o Violence in the Mirror, immagine emblema nel suo urlo laceRA.
Comunicato stampa